Se l’ allarme causato da Covid19 e la conseguente chiusura di tutte le attività ha gettato nell’ incertezza migliaia di commercianti, in particolar modo i titolari di attività di somministrazione, c’ è anche chi non si perde d’ animo e continua a progettare un futuro nuovo, non senza paura ma senza perdere l’ ottimismo.

Tra questi, ci sono Edi Dottori e Maurizio Dante Filippi, fondatori del ristorante “Sala della Comitissa” in quel di Baschi che oggi, dopo il trasferimento a Civita Castellana, si appresta a cambiare di nuovo sede per evolversi in un progetto più grande. Non appena possibile, i due imprenditori traslocheranno insieme al format in una nuova sede, ma tutto è ancora in gran segreto.
Prima di raccontarvi le novità, abbiamo chiesto alla chef Edi Dottori di raccontarci come stanno vivendo questo periodo di blocco forzato: “A livello professionale il blocco non ci ha toccato più di tanto perché io e Maurizio eravamo già nella fase trasloco; a livello personale ovviamente sento le conseguenze di questa situazione, in primis perché non vedo mia figlia da 50 giorni. Il periodo fa paura a tutti ma noi, appassionati di motociclismo, abbiamo il concetto di movimento dentro di noi e siamo pronti a ripartire”.

Come sarà la nuova Comitissa?
“Abbiamo in mente un coinvolgente progetto ma è ancora presto per parlarne. La mentalità del lavoro sarà diversa ma in questo nuovo percorso porteremo noi stessi e il marchio della Comitissa come lo conoscono tutti. La mia cucina resterà quella di sempre: il mestiere di cuoca l’ ho scelto in età adulta e mi ci sono immersa completamente mettendo la mia personalità in ciò che faccio: continuerò a scegliere le verdure personalmente, porterò con me i prodotti con cui lavoro da tempo e sceglierò sempre il “buono” prima dell’ estetica, senza legarmi ai prototipi, come insegno ai ragazzi che lavorano con me. La classicità italiana è nelle mie corde mentre Maurizio Dante Filippi, miglior sommelier AIS d’Italia 2016 e docente in materia di accoglienza e servizio, rimarrà alla direzione per occuparsi anche del ricevimento e del servizio che continuerà ad essere “cucito” sulle singole occasioni ed aspettative per sottolineare l’assoluta sinergia tra le brigate di sala e di cucina”.

Intanto c’ è il presente: molti colleghi hanno scelto il delivery, tu cosa ne pensi?
“Io non me la sono sentita di fare delivery per rispetto delle regole: credo che dobbiamo attenerci al decreto per poter ripartire con tutta la sicurezza possibile perchè il bene comune è anche il nostro bene. Inoltre, sono sicura che quando riapriremo, in sicurezza, i clienti saranno felici di tornare da noi: ci sono tanti di loro che mi chiamano per avere consigli per cucinare a casa e sono già stanchi di non poter andare fuori a cena. Sul delivery posso dire che non credo sia il futuro del settore perché il concetto di ristorazione è legato all’ idea di “un momento da far vivere”. Inoltre, i clienti sono sempre stati importanti per il mio lavoro, mi hanno aiutata: le loro espressioni al tavolo mi hanno insegnato cosa veniva apprezzato e dove potevo spingermi di più; con il delivery viene meno tutta l’ idea dell’ uscita a cena, del mettersi un bel vestito, fare una passeggiata. Manca anche l’ aspetto della sala e del servizio, dopo anni di lavoro passati per far legare la sala con la cucina. Capisco chi ha scelto di fare il delivery, ma non è nelle mie corde”.
Come immagini il futuro della ristorazione?
“Questa situazione è molto dura psicologicamente e avrà ripercussioni: la fiducia verso il ristoratore sarà fondamentale e i clienti faranno caso a tante cose. Negli ultimi anni si è lavorato tanto per dare importanza al ruolo della sala, ora dovremo lavorare molto sull’ aspetto della fiducia verso il ristorante”.